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Romanzo

Amigdala La memoria delle emozioni

15.00

La storia di Carlo e Marta è narrata in un breve romanzo psicologico. Un apparente incidente automobilistico costringe la coppia, sposata ormai da diversi anni, a dover riflettere sulla loro esistenza comune. Lui si ritrova “addormentato” ma quello che dovrebbe essere un coma farmacologico si rivela, in realtà, una “dipendenza”. Tale alterazione della coscienza non viene esplicitata, né menzionata, ma si intuisce dalla figurazione retorica che prende animo nel personaggio cui viene affidato per le cure necessarie: un’infermiera che lo “culla come fosse suo figlio”, dalla quale lui non riesce a liberarsi.
Si intuisce un’altra dipendenza, questa volta “affettiva” della voce narrante, che nel corso del ricovero ospedaliero – prima del marito e successivamente suo – mette in dubbio la logica del vivere, la sua intera esistenza, arriva a capovolgere interamente la realtà, sentendosi vittima e artefice di un matrimonio difficile; sente la necessità di un cambiamento che non riesce a prender vita se non con brevi versi di respiri poetici. Il testo è infatti, talvolta, accompagnato dalla poesia che rende più efficace il senso della prosa narrativa.

Intimo da brividi

15.00

 

Sottotitolo: Fattori imprescindibili per la conservazione della coppia

È un’utopia l’amore e come tale va trattato.

Il sottotitolo dell’opera (Fattori imprescindibili per la conservazione della coppia) guida il lettore alla scoperta di quell’entità bifronte che come si sa è estremamente fragile e problematica.

Stare, essere nella coppia, desiderare che sia appagante e durevole comporta una sorta di ammaestramento del proprio comportamento in vista dell’altro. Se ne deduce che la felicità non è casuale, ma il risultato di un impegnativo lavoro su se stessi che richiede apertura mentale e notevole tenuta psicologica.

Solo accettando gli spazi di libertà dell’altro e rifiutando l’idea di possesso, la felicità si materializza come qualcosa di tangibile e non un immaginario chimerico. Andrea ed Emma, i protagonisti del romanzo – di cui osserviamo molto dappresso le vicende, finanche quelle più riservate – si riveleranno detentori di questa verità.

Il racconto è un ricco scenario di vita vissuta, scandita da avvenimenti che in modo o in un altro modificano le abitudini della coppia, che se desidera sopravvivere deve imparare ad adeguarsi al subentro di nuovi elementi: i figli, il cambiamento della propria fisicità, finanche l’ampiezza del desiderio che non si esaurisce nel rapporto con il partner.

Entanglement

16.00

Giorgio – milanese, sognatore, anticonformista – e Alessandra – brillante manager romana – indagano sulla scomparsa di un amico comune viaggiando tra locali milanesi, città d’arte, musei e necropoli etrusche.

I misteri etruschi diventano metafora del mondo contemporaneo: le necropoli viste come una second-life sotterranea, dove le figure riprodotte nelle tombe sono avatar che sopravvivono alle persone rappresentate per trasmettere ai posteri un profilo degno di memoria.

Entanglement non è un giallo, ma un percorso di conoscenza.  In realtà non esiste un grande complotto, ma solo catene di eventi dei quali tutti siamo, almeno in parte, responsabili.

L’ultimo viaggio di Werner Müde

16.00

“Stanotte prenderò idealmente per mano tutte le persone alle quali ho voluto bene e che, a lungo o per poco, a loro volta me ne hanno voluto. Mi restano alcune ore da passare insieme al ricordo della loro compagnia e non voglio perderle: senza di loro non avrei mai potuto conservare quegli occhi da bambino che, nonostante tutto, ho ancora oggi quando suono il pianoforte.”

Quella nevicata del ’56 in Valle d’Itria

16.00

Nina, una bimba di cinque anni, durante la memorabile nevicata del 1956, vive per quasi un mese rinchiusa con la sua famiglia in un trullo della Valle d’Itria.
Da adulta rievoca, con tenerezza e nostalgia, gli eventi vissuti in quel lasso di tempo.
Ricostruisce il mondo contadino di un tempo e la sua evoluzione, descrivendone le usanze lavorative e culinarie, il modo di pensare e di vivere la vita comunitaria.

Serpia

16.00

Serpia decide di scoprire il mondo, viaggiando da sola, lasciando i propri affetti lontano da lei. Incontra Tom, un uomo enigmatico e affascinante. Nel giro di poco tempo, la loro attenzione sboccia in un amore. Passo dopo passo, Serpia si rende conto che l’amore non necessita di uno schiaffo per capire il pensiero, che non c’è bisogno di un pugno per dimostrare che le manca. Serpia vorrebbe essere accarezzata, non picchiata. Vorrebbe essere abbracciata, non strattonata. Inizialmente accetta ogni forma di sottomissione, tace e acconsente.Si renderà conto che questo non è amore, e che la verità sta nel guardare Tom con sincerità e amore proprio.

Mommeo dimonio

16.00

UN DIVERTIMENTO LETTERARIO 

E CON QUALE STUPORE QUELL’ESERCITO PROFESSIONISTA VEDE MOMMEO PIRATA E LA VECCHINA LUPO DI MARE ALZARSI SGOCCIANDO SANGUE CHE È SOLO TRUCCO E MASCHERATA! CON QUALE MERAVIGLIA VEDONO I MORTI SPIANARE LE ARMI E FARE FUOCO!

Mommeo dimonio che per il mondo va a far disastri, si fa marinaio, soldato, novizio e altri mille. La voce sferraglia lamine e ruote dentate ed è rapinoso il passo, come nel folto ombroso il predatore dietro alla preda. Gli viene, la sua malvagità assassina, dall’impegno di guastatore, dall’esercitata perizia di imbroglione, dall’arte sua, insomma, che è simulazione, menzogna e ingannamento. A lui, arrogante dimonio, capitò di scoprire il segreto del quadro di Antonello da Messina.

Essenza di Erica

17.00

“Maledico me stesso, maledico il giorno in cui l’ho incontrata. Irradiava una femminilità preziosa, da cui desideravo farmi travolgere. Prima di lei, non avevo mai sentito il sangue bollire, i sensi scatenarsi in modo così ferino. Impossibile non innamorarsi di una donna così. Accadde dopo i miei cinquant’anni, per la prima volta in tutta la mia vita.
Un salto nell’oscurità.”

Si dice che un autore dovrebbe trovare argomenti nuovi su cui indirizzare la scrittura, ma non può essere così. In questo mondo, in questa epoca, tutto è già stato detto.
L’amore, però, – che è una sola parola – ha un miliardo di sfumature e nonostante ogni individuo lo viva a modo proprio, riesce a percepire la scintilla di ciò che non ha ancora assaporato o che, al contrario, l’ha divorato.
Un romanzo travolgente, un incontro che cambierà la vita dei due protagonisti e, sicuramente, di qualche lettore perché quello che l’autore ci regala è la verità: bisogna accettare quello che il cuore dice e lasciarsi trasportare dal fiume delle emozioni, anche quando la razionalità fa di tutto per straripare.

Nature boy

17.00

Ulisse, finalmente in vacanza al mare nella sua amata Liguria, è un giovane uomo di città dal piglio piuttosto sagace. Dotato di una naturale inclinazione per l’introspezione, mosso dalla curiosità, dai desideri e da un prepotente spirito d’avventura, ma ancora afflitto dal ricordo degli incubi che faceva da bambino, si trova a fare i conti con la propria capacità di discernimento quando, in seguito a un brutto incidente nella notte di Ferragosto su cui indaga la Stradale, si risveglia dal coma completamente al buio.
Sarà un nuovo sogno ricorrente ambientato in una scogliera deserta, sogno in cui Ulisse incontra un giovanotto bellissimo, misterioso e inafferrabile del quale si innamora e che in lui evoca il protagonista della sua canzone preferita di sempre, “Nature boy”, a dargli asilo dalla paura che la cecità cui è costretto non sia, come auspicano i medici e l’infermiere Mauro, temporanea.
L’oscurità amplifica ogni percezione di Ulisse. E la verosimiglianza delle sensazioni provate nei sogni, così come una serie di inspiegabili coincidenze tra essi e la veglia, lo confondono vieppiù. Cosa è successo la notte dell’incidente? Quel ragazzo esiste davvero oppure è solo il frutto dell’immaginazione? Forse, quei sogni e quell’amore impossibile non sono soltanto una via di fuga da una realtà ostile e da un futuro incerto, come suggerisce un vecchio amico di Ulisse, intercettando i suoi sospetti. Forse sono la chiave per comprendere cosa sia accaduto veramente.

Nicola di Myra

17.00

“Un uomo saggio e coraggioso non sa di esserlo: lo è, e basta. Ma è purtroppo un cattivo uso del pensiero, e un vizio deprecabile del nostro tempo, quello di declamare e ostentare virtù, senza che ne segua veritiera dimostranza.”

Questo è Nicola di Myra, un asceta dell’azione, nato in Turchia nel IV secolo, alle soglie del tramonto dell’Impero, il cui istinto lo porta a difendere anche a costo della vita i propri sogni di pace universale.

Prima che Abramo fosse, io sono

18.00

Nella Trieste aristocratica ottocentesca la travolgente ascesa al potere economico-sociale di un imprenditore lungimirante e senza scrupoli. Nel secolo delle grandi trasformazioni industriali con l’avvento delle navi a vapore e delle prime strade ferrate, Valery Puska coglie l’opportunità del momento accettando l’affiliazione a una loggia massonica pur di raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi.
Grazie al “Privilegio Imperiale” accordato alla mastodontica costruzione della “Sudbahm”, la ferrovia destinata a unire Vienna con il porto asburgico di Trieste, egli si erge a imprenditore ambizioso e illuminato tale da ottenere la prestigiosa onorificenza baronale.
Una volta diventato personaggio facoltoso, la sua vita viene stravolta da misteriosi messaggi che gli impongono nuove regole di comportamento e lo porta ad intraprendere un percorso tormentato ed imprevisto della sua esistenza.
Trova nell’amico Theodoros Zafuropulo un supporto determinante che lo accompagna nel momento più travagliato della sua esistenza ad affrontare difficoltà che sembrano insuperabili.
Tra viaggi, incontri e strane peripezie, conoscerà l’amore con la dolce e sfortunata Corinne.
Il corso inesorabile del “fato” lo pone dinnanzi a un’esperienza mistica con un personaggio dotato di capacità soprannaturali che lo porta a rivedere la sua posizione sui temi religiosi e sull’ambiguità di celebri eventi raccontati dalla Bibbia.
Sprofondato nel vorticoso labirinto dell’inconscio, giunge a scoprire l’autore delle missive che lo invitava ad espiare i suoi peccati. Un portentoso risveglio mistico lo cambierà per sempre.

Professione … professore

18.00

Il timido e inesperto professore di matematica Alex Della Rosa si trova ad affrontare il suo primo incarico da docente in una classe pestifera e chiassosa ma che rivela una grande simpatia. Tuttavia in breve tempo, grazie alla sincera amicizia con un nuovo collega, riesce a diventare amico di quei ragazzi, a conoscerli e a sentirsi uno di loro. La stima verso un anziano docente che gli sarà di grande ispirazione, improbabili storie d’amore e sentimenti inaspettati, risate e situazioni per lui surreali lo faranno sentire calato perfettamente nel suo nuovo ruolo.

Vers-Itaca

18.00

Vers-Itaca. Una Calabria poetica e straordinaria e il mito dell’Odissea che rivive in un’opera di intrecci lirici ed emotivi. Un viaggio di ritorno all’essere e alle origini che diventa l’occasione straordinaria per incontrare la Vita, ossia Itaca. Ulisse ed i personaggi straordinari dell’Odissea si fanno contemporanei e rivivono le stesse sensazioni antiche in un racconto attuale tra versi e una prosa cadenzata in cui Icaro – alias Raffaele Donato – si fa Ulisse e Arianna – alias Angelica Artemisia Pedatella – attraversa il suo mito e quello delle distanze omeriche per giungere alla sua isola felice. È ad Itaca che Icaro e Arianna comprenderanno il senso finale del percorso di pericolo e sofferenza affrontato da Ulisse. In un esperimento di fusione psichica con i personaggi del mito, la biografia degli autori si fa storia universale dell’uomo e della donna.  Così Arianna incontra il suo silenzio e Icaro si fa Ulisse per scoprire cos’è Itaca. È un viaggio anche nei meandri mitici della Calabria che unisce in una dimensione storica il suo carattere selvaggio e artistico attraverso le immagini del giovane fotografo calabrese. Vers-Itaca diventa un viaggio verso la Calabria ritrovata, una Itaca che vede rappresentare le dimensioni eterne del percorso umano e fa vivere antichità e attualità in una dimensione di mito assoluto.