Autore

Elena Pera

"Giovane regista e videomaker pugliese, si è laurea in Discipline delle Arti Musica e Spettacolo (DAMS), presso l’Università degli Studi Alma Mater di Bologna. Esordisce a teatro adolescente, debuttando come attrice al Teatro Verdi di Martina Franca...Continua a leggere "

Giovane regista e videomaker pugliese, si è laurea in Discipline delle Arti Musica e Spettacolo (DAMS), presso l’Università degli Studi Alma Mater di Bologna. Esordisce a teatro adolescente, debuttando come attrice al Teatro Verdi di Martina Franca. Successivamente ha intrapreso collaborazioni importanti: ha collaborato con il Festival della Valle d’Itria, ricomprendo vari ruoli in più settori. Ha collaborato con artisti di fama internazionale: Fabio Luisi, Pierluigi Pizzi, Leo Muscato e molti altri.
Nel 2018 ha debuttato nel team di regia al Gran Teatro La Fenice di Venezia, come assistente di Fabio Ceresa con l’opera l’Orlando Furioso di Vivaldi, che ha visto sul podio il direttore d’orchestra Diego Fasolis.
Nel 2020 si è avvicinata al mondo del video e del montaggio, con “Una voce poco fa” progetto che ben mescola la sua amata opera lirica, l’arte figurativa e la cultura in senso ampio.
Nel 2021 ha firmato come regista, drammaturga e scenografa “VoixHumaines”, spettacolo comprendente due opere liriche: La Voixhumaine di Poulenc e Reflection on a distant love, una prima mondiale della compositrice newyorkese Silverman, al théâtreLessalons di Ginevra.
Nel 2022 ha intrapreso collaborazioni private con aziende per la progettazione di contenuti video e digitali.

I libri dell’ autore

La chiamavano traviata

13.00

Quante volte vi è capitato di guardare o, quantomeno, di sentir parlare dell’opera in tre atti di Giuseppe Verdi, La Traviata? E la cosa più semplice è immaginarla così come i grandi registi della storia ce l’hanno descritta. E cosa rappresenta davvero la Traviata? Chi ne muove davvero le sorti narrative? Qual è il messaggio reale che l’autore ha voluto imprimere? Beh, le risposte possono essere diverse, ognuno può interiorizzare a proprio modo la storia, giudicare o amare i protagonisti in base alle sue esperienze di vita vissuta.
Qualcuno chiamerebbe tutto questo creatività. Io, tutto questo, lo chiamo: guardare il mondo con i propri occhi.