Carica dirompente, ironica lucidità, parole che scombinate si combinano pur di colorare il senso di un vissuto, di un visto e fatto, talvolta sfatto dal dubbio ironico e a tratti impertinente. Con spasmodica ricerca il poeta vaga tra mille parole, inciampando tra le domande in posa, adornate d’assonanze e dissonanze. Senza mille aspettative, ma con urgenza, Erasmo svela l’interiorità di un mondo che imbelletta di forma e ritmo.
Attraverso consapevoli giochi di parole, riesce a fornire una visione simultaneamente multipla e unitaria della vita e delle sue contraddizioni, con sentir-rigetto, per usare le parole dello stesso poeta che non ama, però, esser definito poeta.
Aprimi le porte del cuore,
fammi sognare e non mi lasciare.
Il vento mi travolge,
il fiato si spezza,
sotto la pioggia mi dai una carezza.
Frettolosa cammino sul sentiero
che porta sulla sua roccia,
una piuma vedo volare
e il cielo splendere come il mare.
In questo tempo strano, riempito a forza di certezze tecnologiche e di incertezze epocali, scrivere poesie è quanto di più lussuoso, afunzionale e razionalmente inutile ci possa capitare di fare.
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